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Il 2020 ha segnato l’inizio della fine della formazione aziendale tradizionale.
I dipendenti, lavorando prevalentemente in smartworking, non potevano essere riuniti per la classica formazione guidata con un docente, nella tipica sala conferenze dalle rispettive aziende.
Il Covid ha imposto una limitazione delle risorse a molte aziende, e questa situazione ha messo in luce alcuni dei difetti più evidenti del paradigma della formazione aziendale tradizionale, svolta in aula fisica.
A partire dalla fine del 2020 molte aziende del settore della formazione hanno compiuto uno sforzo significativo per personalizzare e semplificare l’esperienza di apprendimento dei partecipanti a un corso, al fine di valorizzare le risorse per l’azienda.
Lo stato di indebolimento della formazione aziendale tradizionale era già stato preannunciato da un sondaggio condotto da PWC (un importante network mondiale di servizi professionali) nel 2019 tra diversi amministratori delegati. Lo studio ha indicato che il 79% degli amministratori delegati di tutto il mondo teme che “la mancanza di competenze vitali” influisca sul successo della propria azienda. Gli intervistati ritenevano che il loro personale stesse “perdendo terreno” nonostante l’aumento dei fondi destinati all’apprendimento e allo sviluppo.
Nell’ultimo periodo, tuttavia, è emerso un agente di cambiamento inaspettato, che ha costretto gli operatori del settore della formazione a rivalutare il valore dei contenuti didattici e i metodi con cui vengono erogati. L’investimento nell’apprendimento online era già in aumento, ma i contesti lavorativi remoti delle aziende hanno spinto molti professionisti della formazione a pensare in modo più strategico e ad adattare maggiormente le proprie tecniche formative nuovo contesto, che vede, tra l’altro, l’assenza costante di competenze digitali sia nei dipendenti dell’azienda sia nelle nuove figure in procinto di essere inserite nell’organico aziendale.
La quasi totale assenza di formazione tradizionale in aula fisica ha aperto la strada all’implementazione e al potenziamento dell’apprendimento “in remoto” a partire dall’inizio dell’anno 2021. Una strada che hanno cominciato a seguire rapidamente tantissime aziende. Tuttavia, è fondamentale rendersi conto di ciò che è rimasto invariato.
Il “design” dei contenuti è ancora molto importante, così come anche l’interazione tra docenti e discenti. Anche se il mondo ha subito notevoli trasformazioni, l’esigenza dei lavoratori, e in particolare dei giovani “neo-assunti”, di progredire nelle loro carriere, di acquisire nuove competenze e di interagire con i loro datori di lavoro non è diminuita, anzi! La formazione e il materiale didattico, soprattutto nel settore informatico, sono il collante che unisce un’azienda che la porta verso nuovi risultati economici, in un momento in cui il personale è geograficamente più disperso che mai.
Il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao annuncia lo stanziamento nel Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza di 500 milioni di euro per la formazione digitale di base, «perché la tecnologia è un turbo per qualunque lavoro». Oggi in Italia, però, non è così semplice trovare professionisti con elevate competenze digitali. Secondo quanto emerge dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, crescono i posti di lavoro offerti per il settore IT e Telecomunicazione, tra i più colpiti dalla difficoltà di reperimento del personale (più della metà delle imprese di servizi informatici e delle telecomunicazioni non riesce a trovare le figure di cui ha bisogno). Le figure più difficili da reperire sono tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (introvabili per il 68,1% delle aziende che li cercano).
Lo sviluppo del settore IT, infatti, è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, e questa crescita ha causato una carenza di professionisti IT qualificati, diventando una delle principali preoccupazioni per le aziende che stanno cercando di accedere ai vantaggi della nuova trasformazione digitale. La mancanza di esperti informatici sta creando, per l’appunto, un collo di bottiglia nella crescita del settore IT e rende difficile per le imprese tenere il passo con le loro esigenze di sviluppo economico e di business.
[Fonte: avvenire.it]
- Senza il personale giusto, le aziende non saranno in grado di implementare efficacemente le nuove tecnologie, mantenere i sistemi esistenti e risolvere i problemi che si presentano. Inoltre, i professionisti IT sono essenziali per sviluppare e mantenere la sicurezza delle risorse digitali di un’azienda.
- Senza professionisti esperti, le aziende sono a rischio di attacchi informatici o altre minacce alla sicurezza. Un’altra importante ragione per cui la carenza di professionisti IT è preoccupante è che può portare a una diminuzione della qualità dei servizi offerti dalle aziende.
- Senza professionisti qualificati, le aziende potrebbero non essere in grado di mantenere correttamente i propri sistemi o di fornire un servizio clienti adeguato. Questo potrebbe portare a clienti insoddisfatti e a una diminuzione della reputazione dell’azienda.
Nel complesso, la carenza di professionisti IT è un problema serio che deve essere affrontato. Le aziende devono poter accedere a personale qualificato per poter passare con successo alla trasformazione digitale e garantire la sicurezza dei propri asset digitali.